La rosa di Alessandria 7 by Manuel Vazquez Montalban

La rosa di Alessandria 7 by Manuel Vazquez Montalban

autore:Manuel Vazquez Montalban [Montalban, Manuel Vazquez]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Pepe Carvalho
ISBN: 8807700638
editore: Feltrinelli I Canguri
pubblicato: 1994-12-31T23:00:00+00:00


La sua intenzione era di ritirare il bagaglio in albergo e di partire per Riopar senza perdite di tempo, ma insieme al conto, alla ricezione gli venne consegnato un biglietto e sul biglietto un appuntamento: alle otto nel Pasaje Lodares. Senza firma, ma l'ombra dell'immagine del chitarrista sovrastava la carta quadrettata e le parole scritte con lettere educate alla vecchia calligrafia, con grossi tratti che sembravano addirittura scritti con la cannuccia e il pennino. Un pomeriggio immenso e grigio si apriva oltre le porte dell'albergo, di nuovo il vento inspiegabilmente impotente contro le nuvole ossessive. Riportò i bagagli in camera e usci a sgranchire le gambe lungo calle Tejares, dove sopravviveva quel poco che era rimasto dell'architettura mancega di Albacete. Era quasi una concessione museale alla storia dell'architettura, nella cornice di una città implacabile con il proprio passato fisico. Il vento era l'unico abitante, ululava lungo le strade che lo portavano verso la cintura urbana, le luci dei negozi diventavano più fioche man mano che si allontanavano dal centro, mentre i bar aspettavano ancora vuoti a quell'ora di sera.

«È passato davanti al comune?»

«Da un pezzo.»

«E non c'era folla davanti al portone?»

«Non ho notato.»

«Perché vanno a vedere quel tale, quello che sciopera.»

«Chi?»

«Un disoccupato che si è chiuso in comune e si è messo a digiunare e sostiene che da lì non esce se non gli danno un posto.»

Erano soli, il proprietario del bar e lui. Il proprietario del bar proseguì il suo monologo tra scrollate di testa a premonizione della malvagità dei tempi presenti e dell'orrore di quelli futuri.

«Eppure qui da noi la disoccupazione si fa sentire meno che altrove. Almeno, così mi dicono i miei clienti. Ma che può fare un padre di famiglia che torna sera dopo sera a casa sua con una mano davanti e l'altra dietro?»

Carvalho uscì in strada con la buia sera come testimone della sua voglia di tornarsene a casa, ai manicaretti di Biscuter, alla ciancia lamentosa di Charo, al non aver nulla da fare o all'aver qualcosa di poco conto da fare, ma tornarsene a orizzonti propizi dove la sua vita avesse un po' di senso. Mancava più di un'ora alle otto e si trovava all'incrocio di una via chiamata Alférez Provisional e di avenida Rodríguez Acosta, accanto al Parque de los Ma'rtires.

«Se lei avesse visto il vecchio quartiere, sull'Alto de la Villa, la vita notturna che c'era. Ma hanno ripulito tutto e adesso, vede anche lei, il progresso, Albacete è la New York della Mancia, o qualcosa del genere. Non so chi l'abbia detto. Un tizio importante. Di Madrid.»

Era scontento l'uomo del bar e allo stesso tempo soddisfatto perché Albacete era argomento di tanta conversazione e Carvalho lo ricordava ora come l'unico interlocutore disinteressato da diversi giorni. Il peggio di questi viaggi è il silenzio. Stai invecchiando. Forse non era per la città, come un mare grigio senza sponde, come un mare all'interno di un altro mare, nella Mancia d'inverno, un altro inverno di pietra, un altro inverno attraverso procedimenti diversi, irrealtà della



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